Paths of The Destroyer. Pete Wheeler



di Mauro Falsini

Si è inaugurata il 17 dicembre 2011 negli spazi espositivi della galleria Poggiali e Forconi di Firenze, la prima personale italiana curata da Lorenzo Bruni del giovane artista Pete Wheeler, nato a Geraldine, in Nuova Zelanda, attualmente residente a Berlino. Il ciclo delle opere esposte è composto da 15 tele, accompagnate da una serie di lavori su carta e opere scultoree.
E' una pittura che scorre veloce quella di Wheeler, non si ferma a formalismi dei dettagli stilistici delle forme plastiche, ma mira piuttosto a contenuti essenziali e diretti, come la scelta dei soggetti e le tonalità cupe prevalentemente monocromatiche che utilizza nei suoi lavori.

E' così nelle figure umane, rappresentate in ogni loro declinazione sociale e antropologica, dai soggetti giovani alla ricerca del loro destino, per la verità carico di incertezza (seppure consapevole del traguardo finale e inesorabile della vita umana), agli anziani emaciati e sofferenti, che procedono nel cammino della loro esistenza sacrificati del traguardo che oltrepassa il limite della fatica e del lavoro.
Insomma, il significato comune delle opere sembra delineare un indirizzo che poco si discosta dalla ricerca della verità su cui da sempre l'uomo si interroga, sia questa contestualizzata nell'immaginario primitivo, o piuttosto proiettata nell'agire quotidiano: quella della vita e della morte.
I teschi proposti come multipli seriali, combinati su tutte le sale in salse diverse, sia come installazioni luminose che richiamano a sciagure del passato (a giusta ragione di una memoria storica che pretende giustizia), sia come sculture che rimandano alla consapevolezza della fragilità della nostra esistenza, sono la traduzione di un destino già scritto per tutti, ma soprattutto rappresentano la deriva dell'umanità segnata dall'ideologia del potere e della volontà di sopraffazione degli uni verso gli altri. E poco riescono a smorzare la soggezione impressa dai protagonisti delle opere figurative -la maggior parte delle quali di formato gigante - le tele astratte di composizione tonale realizzate con particolare fattezza narrativa che richiamano i paesaggi romantici di Turner, con le scomposizioni cromatiche e geometriche dal sapore Rothkoniano.

Ma anche in questo caso, se la matrice dei contenuti riesce a spezzare il continuum del messaggio principale che l'artista ha voluto lanciare nella sua prima esperienza espositiva italiana, la consistenza leggera, trasparente e fluida del colore viene mantenuta con estrema efficacia e abilità compositiva in ciascuno dei lavori proposti. Come a dire, che se il filo conduttore dei contenuti viene disallineato nei soggetti, la continuità della ricerca espressiva viene garantita in tutto il lavoro proposto.

La mostra proseguirà sino al 17 marzo 2012 nelle sedi della galleria Poggiali e Forconi (Firenze, Via della Scala, 35/A - Project Room, Via Benedetta, 3/rosso).

 

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