Cashmere morbido o secco?



La risposta può sembrare scontata se si parla di una fibra come il Cashmere, la quale di solito viene prima toccata e poi guardata. Si dice che le maglie di Cashmere si guardano con le mani. In effetti ci sono due scuole di pensiero quella Scozzese più tradizionalista e quella Italiana. La prima predilige una mano così detta secca al tatto, se non si controlla l’etichetta di composizione, può non sembrare Cashmere ma piuttosto una buona lana Merinos. E’ ciò che prediligono tutti i Brands inglesi e anche francesi. E’ un Cashmere che va spiegato, dicendo che le sue caratteristiche di morbidezza si mostreranno nel tempo, lavaggio dopo lavaggio, e che tale aspetto consente alla maglia di conservarsi più a lungo.
Noi italiani preferiamo una mano decisamente più morbida, che ci dica subito “di che stoffa è fatta la maglia”, ma attenzione non sempre la morbidezza è sinonimo di qualità. La morbidezza di una maglia in Cashmere dipende da tre fattori: la qualità della materia prima; la lavorazione e il trattamento di finissaggio.Per fare un buon dolce dobbiamo partire da degli ottimi ingredienti; la materia prima migliore è quella che proviene dalla Mongolia e che viene pettinata dalla pancia della capra. Ogni animale da circa 400 gr di fibra ogni anno. Il diametro è di circa 16 micron e la lunghezza di ogni pelo di 4 cm. Questo ovviamente è il fior fiore della produzione, poi c’è tutto il resto…
La fibra viene lavata e spurgata dallo sporco e dal grasso accumulato, dell’animale. Se continuiamo a parlare di una produzione d’eccellenza questa fibra sotto forma di enormi balle arriva o in Scozia o in Italia. Qui fatta una seconda cernita viene lavorata dai lanifici. In Italia i più qualificati sono: Cariaggi, Biagioli, Loro Piana, i quali filano il Cashmere nei cardati o nei pettinati (la differenza sta che nei primi le fibre nel filato sono disposte in ordine sparso, nei secondi sono tutte parallele fra di loro). In Scozia c’è Todd & Duncan che è il più tradizionale di tutti i lanifici. Io ci sono stato nel settembre 2002. L’azienda si trova a Kinross in un piccolo paese a nord di Edimburgo in riva al lago Lochleven . Il cielo basso e grigio si amalgama con le pareti a mattoncino dello stabilimento che risale al tempo della prima rivoluzione industriale. Li è passata la Regina, e la storia industriale di quella nazione. Ancora sulle pareti dell’immense sale si leggono le scritte sbiadite che inneggiano al lavoro, e interi macchinari sono ancora quelli di una volta. Tamburi di legno, ruote di ferro, e il rumore assordante della meccanica.
Per lubrificare la fibra e renderla lavorabile, i lanifici utilizzano oli minerali. La tradizione scozzese rispetto a quella italiana vuole un uso più massiccio di tali idrocarburi e questo sarà un elemento fondamentale nella “mano” della nostra maglia.
Infine arriviamo noi maglifici, nella lavorazione del filo con cui diamo forma alla maglia. Ecco che di nuovo il filo viene paraffinato per consentire una lavorazione quanto più morbida possibile, per evitare inevitabili rotture. Una volta smacchinata, cucita e rifinita in ogni sua parte la maglia viene lavata; prima con detergenti per liberare le fibre dagli oli di lavorazione e infine trattata con ammorbidente per “aprirla” e conferire così alla maglia la caratteristica morbidezza. Quest’ultima fase è quella che più di ogni altra influisce sulla “mano”. La stessa maglia può risultare estremamente morbida come estremamente secca se cambia il tipo di lavaggio.
Noi prediligiamo una mano intermedia che coniughi la morbidezza con la compattezza della maglia oltre che alla sua durata nel tempo.Quando si compra una maglia di Cashmere non basta toccarla, dobbiamo anche chiedere come è stata fatta.

(Francesco Tavanti)

 

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