L'Anima di Caravaggio e Bacon



Due personaggi così diversi, eppure così simili si incontrano. Le loro diversità e le loro somiglianze si mischiano nella pittura, così come nelle stravaganze della vita: quattro secoli di distanza, due mondi così diversi. Caravaggio (1571-1610) vive in un’epoca in cui il centro del mondo artistico risente ancora del rinascimento italiano, e da lì sino ad una espressione moderna della figura umana, così contrapposta al perfezionismo dello stile, si giunge al modo di dipingere di Bacon.
Eppure di acqua sotto i ponti ne era passata, si pensava che tutto fosse stato esplorato nella forma, dai classici fiamminghi agli impressionisti, passando per le avanguardie europee espressioniste e cubiste e al modernismo del nuovo mondo. E poi ancora il trasformismo dell’arte popolare, che dagli Stati Uniti ha influenzato ancora una volta una concezione diversa, non più tradizionalista del fare arte. E nonostante questo, Bacon (1909-1992), così vicino allo schema perfezionista dei pittori italiani del cinquecento, si è reso conto che il modello umano poteva essere rivisto in una concezione nuova , partendo innanzitutto da una ricerca diversa della forma e focalizzando l’opera su un comune denominatore della pittura post trecentesca: la prospettiva. I suoi soggetti sono quasi sempre posti al centro dello spazio: il presupposto è lo stesso del Caravaggio, e cioè quello di raffigurare la persona umana, ma non più del solo aspetto esteriore se i suoi volti sono strappati e deformati da una lacerazione interiore che esalta fin troppo lo spirito, tanto da lasciare scarni i particolari visivi della scena circostante. E’ una scelta ponderata, certamente, quella di provocare smarrimento di fronte a corpi così straziati, che non raccoglie soltanto il pretesto di una ricerca prospettica nuova, ma ha soprattutto l’incarico di riprodurre su tela i rumori della sofferenza umana. E questo rumore stride così forte da riuscire a modificare la morfologia dei corpi ritratti. In questa nuova concezione viene comunque mantenuto saldo il rapporto che Bacon ha con la tecnica: nei suoi quadri si trova perfettamente armonizzato il disegno – quasi una bozza preparatoria – con la pittura. Nel primo troviamo l’essenzialità di un rigore geometrico che detesta formalismi decorativi ad appesantirne la scena e nella seconda la precisione del tratto, che esalta le forme in una maniera mai eccessiva e sempre rispettosa della complessità della figura.



E di rumore intorno a se Caravaggio ne deve aver sentito nella sua vita turbolenta, che si è scontrata sovente con le abitudini conformiste di quell’epoca, giocando d’azzardo nelle bettole romane, fuggendo da una condanna per omicidio e vagabondando per molti anni di città in città, sino a morire - come molti suoi illustri colleghi - in solitudine e povertà. E come Bacon, Caravaggio, seppure in uno stile iperrealista, non nascondeva i difetti delle persone che ritraeva, e lo faceva accentuando i tratti naturali dei volti, così che venivano impressionati da un gioco magistrale di luci ed ombre, ora i visi distesi di fanciulli in posa, ora le espressioni di dolore e di precarietà dei martiri cristiani. E nella perfezione del tratto, anche Caravaggio elimina qualsiasi elemento non necessario nei suoi lavori, non lasciando altro spazio se non alla rappresentazione del solo momento di vita quotidiana, con quelle luci, quei colori e quelle ambientazioni così poco sceniche.



Insomma, se Caravaggio fa leva su uno stile estremamente razionale nel raffigurare usi e costumi del proprio tempo, Bacon mette a nudo le debolezze dell’imperfezione della carne: entrambi abbandonano il linguaggio raffinato e formale per indirizzarsi verso un'espressione che evidenzia i sentimenti e le paure più nascoste dell'inconscio.

Mauro Falsini

Dal 2 ottobre 2009 al 24 gennaio 2010 la Galleria Borghese di Roma celebra Caravaggio e Francis Bacon, il primo in occasione del IV centenario dalla morte, il secondo a cento anni dalla nascita. A distanza di quattrocento anni queste due personalità, così sconvolgenti dell’arte mondiale, si incontrano per la prima volta alla Galleria Borghese, che ospita nell’occasione tredici capolavori di Caravaggio e diciassette opere sceltissime di Bacon, tutte provenienti dai maggiori musei del mondo.

 

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