Il bosco

In questi giorni il bosco è di mille colori. Il verde piano piano si trasforma in giallo, rosso, arancio, marrone e nelle loro innumerevoli tonalità. Il bosco non è più impenetrabile come qualche mese fa. I rami ormai nudi mostrano qua e la i nidi degli uccellini. Il terreno è coperto da un materasso di foglie, che il vento porta qua e la. E’ il momento in cui la natura muore, in cui nel ciclo della vita le piante si fermano, come primo atto di preparazione alla prossima primavera.
Eppure se in alto tutto tace, nel suolo c’è fermento. Funghi, tartufi e castagne. L’odore di muschio e dei fuochi accesi, il rumore croccante delle foglie, l’aria fredda questi gli elementi inconfondibili che preannunciano l’inverno. Come un orsetto mi accucciolo in un anfratto, rimango in silenzio in ascolto di ogni suono che la natura mi vuole regalare. I minuti passano senza che apparentemente accada nulla, eppure sento che tutto si muove, neppure un istante rimane immobile. Poi ecco! Ci sono dei rumori più decisi, ritmici. Qualcuno sta camminando vicino a me, verso me. Senza fare movimenti bruschi cerco di alzare la testa e ruotarla per scorgere chi sia. Eccolo la! E’ un cinghiale, e con lui i suoi fratellini e la sua mamma. Credo che siano 8/10 cuccioli, seguiti dalla scrofa. Non voglio impaurirli, vorrei osservarli eppure ho un po’ di paura. “Se si avvicinano troppo e si accorgono di me all’ultimo momento c’è il caso che la mamma possa anche attaccarmi” penso tra me e me. Non ce la faccio, non sono così coraggioso, non voglio rischiare. Mi alzo in piedi e loro subito si accorgono della mia presenza fino ad allora ignorata. C’è chi fugge a destra, chi a sinistra chi sopra chi sotto e nella confusione generale scappano accalcandosi dietro la mamma. Che belli che erano, con le loro striature chiare scure, con il loro musino sempre intento a cercare, capire, frugare, grugnare. Il cinghiale sta al bosco come il cammello sta al deserto. Se lo guardi attentamente scopri che è stato pensato per vivere in questo luogo.

Eppure se in alto tutto tace, nel suolo c’è fermento. Funghi, tartufi e castagne. L’odore di muschio e dei fuochi accesi, il rumore croccante delle foglie, l’aria fredda questi gli elementi inconfondibili che preannunciano l’inverno. Come un orsetto mi accucciolo in un anfratto, rimango in silenzio in ascolto di ogni suono che la natura mi vuole regalare. I minuti passano senza che apparentemente accada nulla, eppure sento che tutto si muove, neppure un istante rimane immobile. Poi ecco! Ci sono dei rumori più decisi, ritmici. Qualcuno sta camminando vicino a me, verso me. Senza fare movimenti bruschi cerco di alzare la testa e ruotarla per scorgere chi sia. Eccolo la! E’ un cinghiale, e con lui i suoi fratellini e la sua mamma. Credo che siano 8/10 cuccioli, seguiti dalla scrofa. Non voglio impaurirli, vorrei osservarli eppure ho un po’ di paura. “Se si avvicinano troppo e si accorgono di me all’ultimo momento c’è il caso che la mamma possa anche attaccarmi” penso tra me e me. Non ce la faccio, non sono così coraggioso, non voglio rischiare. Mi alzo in piedi e loro subito si accorgono della mia presenza fino ad allora ignorata. C’è chi fugge a destra, chi a sinistra chi sopra chi sotto e nella confusione generale scappano accalcandosi dietro la mamma. Che belli che erano, con le loro striature chiare scure, con il loro musino sempre intento a cercare, capire, frugare, grugnare. Il cinghiale sta al bosco come il cammello sta al deserto. Se lo guardi attentamente scopri che è stato pensato per vivere in questo luogo.

(Francesco Tavanti)

 

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