1000 mt



di Francesco Tavanti

Attenti! Bang! Ogni qual volta che salgo sopra al Tartan, e mi appresto ad iniziare un allenamento, mi sento come un purosangue dentro le gabbie di partenza. Si parte in gruppo, cerco la posizione a me più congeniale, la corda se corro in difesa, l’esterno se mi sento particolarmente bene. Sono passati molti anni, più di quelli che avevo allora, quando diciassettenne correvo i due giri e mezzo agli studenteschi, eppure ogni volta che entro in pista il tutto si resetta come in quei tempi.

Come un equilibrista il corpo cerca il suo bilanciamento. Le spalle ben aperte si spingono in avanti alla ricerca del punto di rottura, dove allineate con i piedi alati mi mantengono eretto. Le dita come penne “Remigranti Primarie”, si allargano al contatto del suolo per poi stringersi in un’azione propulsiva nello stacco. Tocca terra solo l’avampiede, il resto è un meccanismo di leve. Le braccia raccolte verso l’alto, si muovono sincrone ed alterne alle gambe, per mezzo dei muscoli addominali ortogonali. Le mani rimangono semiaperte.

L’iride si spinge fino all’angolo estremo delle palpebre, la saliva viene lanciata lontano, le gambe forti e attente a non intralciare quelle degli altri. Nei rettilinei mi allungo, nelle curve mi comprimo, cerco di stare negli avamposti, ma mai primo, controllo il gruppo, gli sbuffi, i repentini cambi di traiettoria…sono una macchina progettata per correre, ed attenzione non dico vincere, quello accadde poche volte.

La divisione è l’operazione dell’atleta, bisogna saperla fare frequentemente con estrema velocità. I 1000 si dividono in 10 parti da 100 mt, in 5 parti da 200 mt, in 3 parti da 300 mt e una da 100 mt, in 2,5 parti da 400 mt, in 2 parti da 500 mt. Gli allenamenti sono costruiti su questi multipli.

La sera prima della corsa pregavo perché l’indomani fossi riuscito a dare il massimo di me stesso. E quando arrivai nel rettilineo finale in quarta posizione, e Michele mi disse “ma cosa te ne frega di durare fatica, ancora pochi mt ed è finita”, staccai il pensiero dalla sofferenza e volai a prendermi il posto più basso del podio.

 

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