2 rubinetti



di Laura Callari

Ci risiamo.
Ancora una volta, vuoi che resti, ma alle tue condizioni.
Siamo due rubinetti, sì due rubinetti: con l'acqua calda e l'acqua
fredda, con le manopole, senza.

Tu sei un rubinetto con le manopole, classiche, tonde, un po'
ottagonali, con i due cerchi rosso e azzurro. Apri e chiudi quando
vuoi, quanto vuoi e possono succedere due cose in caso di rottura...o non si riesce più a girare il pomello, o anche stringendolo al massimo, continua a gocciolare.
TIC, tic, TIC...quella goccia è quella che non ti fa dormire la sera, quando cerchi di addormentarti, quella goccia è quella a cui ci si attacca per dissetarsi quando con la bocca arsa si vaga nel buio notturno.

Io sono un rubinetto con la fotocellula, ma di quelli che devi pregare
perché si aprano, gli passi davanti più volte...partono; ti insaponi...si bloccano. Succede più volte prima che ci sia un getto sufficiente per lavarsi le mani decentemente.

Poi, capita.
Capita invece, che alcune fotocellule si attivino anche solo passandovi accanto, e talvolta, dopo aver lottato per vari minuti, si apra un getto continuo, quasi perpetuo e si incanti...e così, anche dopo aver finito, continua ad uscire l'acqua.
Come lo fermi un rubinetto a fotocellula?
Puoi batter le mani, puoi sperare in una parola magica tipo "chiuditi
scemo", puoi sperare che il sensore funzioni anche al contrario e quindi gli fai passare le mani davanti, da sinistra a destra e da destra a sinistra che non si sa mai.
Poi lo picchietti. Prima piano, più forte poi, lo agiti, gli tiri un pugno!

L'acqua continua a scorrere senza sosta, come se fosse la migliore
amica della signora Gravità e tu, intanto, sei fradicio fino ai gomiti
e tenti la strada diplomatica.
Ti fermi, respiri, ti avvicini il più possibile e con movimenti ampi e
visibili, crei degli spostamenti d'aria nel vuoto, incroci le dita, mentre strizzi gli occhi e reciti una filastrocca in austro-ungarico, ad un passo dal pianto isterico...
Finalmente fa un rumore "Stick".

Si spegne.

 

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