La lepre nel bosco



di Francesco Tavanti

Nei fine settimana, vado spesso a camminare in un piccolo bosco, all’apice di una collina ben soleggiata, conosciuto fin da quando ero piccolo. Allora andavo a piedi, ed ancora oggi a causa della strada dissestata, lo raggiungo dopo una breve passeggiata.
Per me “is a small paradise” un luogo dove rifugiarmi nei momenti che mi ritaglio dal lavoro. Oggi la camminata è stata volutamente più lunga, avendo lasciato l’auto in paese.

Entrato nella proprietà dalla parte più bassa, ho iniziato come al solito, in senso antiorario, a fare il giro completo della macchia. Abitualmente l’attenzione è dedicata alle piante; soprattutto quelle da tagliare perché troppo fitte, e quelle appena piantate bisognose di acqua e luce diretta.
Invece, questa mattina dopo pochi passi, ho cercato di scovare con gli occhi, quello che le orecchie avevano colto improvvisamente dallo sfruscio del sottobosco. Da qui una prima considerazione sul fatto che mentre la vista è conica, l’udito è sferico. Comunque pochi attimi ed ho visto una grossa lepre, neppure troppo spaventata, che alla mia intromissione se ne è andata. Poi ho proseguito per la salita, riscendendo dall’altro lato, e di nuovo l’ho incontrata. Infine tornato nel punto di partenza; un nuovo, veloce, lieve calpestio delle foglie, mi ha fatto scorgere nel giro di pochi minuti ancora una volta quella lepre.
C’è un significato in questo incontro!? Ricollegandomi al Sincronismo, e cercando un intimo rapporto tra il mondo esteriore e quello interiore, mi sono soffermato sulle caratteristiche di quest’abitante del bosco.
Sfuggente e irraggiungibile. Il Mito identificante, l’incapacità di afferrare, capire la nostra vera identità, o quella altrui. Ecco che mi sono chiesto come riuscire ad “acchiappare la lepre”, forse ingannandola con una trappola, oppure correndogli "follemente" dietro! Poi spontaneamente ho pensato che quella lepre pur desiderando mantenere le distanze istintive, non aveva paura. Anzi nel mio movimento, è tornata indietro, mantenendosi all’interno del cerchio ideale da me tracciato. Lei mi ha concesso di essere osservata ed avvicinata nel suo ambiente naturale, dicendomi che in quel piccolo paradiso c’è anche lei, e che “esiste” perché libera, sfuggente e irraggiungibile.

 

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