Dislessia



di Francesco Tavanti

Tutto fu chiaro in una sala d’attesa, mentre per passare il tempo, mi misi a leggere uno di quei redazionali che si trovano nelle riviste di moda. Era un articolo sulla Dislessia, tutto mi sembrò subito così familiare, eppure mi ero laureato, avevo un lavoro soddisfacente e una vita relazionale nella media.
Ero in attesa che mio figlio uscisse dalla logopedista, dove andava periodicamente, per correggere difficoltà legate al linguaggio. Pensando a lui, rividi me da piccolo. Gli stessi atteggiamenti senza però esserne mai stato consapevole.
Ero normale! Ero uguale a tutti gli altri. Se trovavo difficoltà nell’apprendimento, dipendeva dalla mia vagabondaggine, se per studiare impiegavo più tempo degli altri, dipendeva dalla scarsa concentrazione, se la mia autostima scarseggiava, dipendeva dalle mie infondate paranoie. Dentro avevo un mondo meraviglioso, che però trovava difficoltà ad uscire, e quando lo faceva spesso risultava distorto. Un po’ imbrattato, sicuramente non come lo vivevo prima di provare a comunicarlo. Oggi grazie a mio figlio, conosco meglio me stesso, accetto e valorizzo anche le mie “difficoltà”. Il mio inglese non sarà fluente per quanto ho studiato e desiderato il suo apprendimento, ma lo parlo e mi faccio capire. Questo da un senso forte alla mia vita, anche questo contribuisce a farmi sentire unico e irripetibile come ciascuno di noi.

da Wikipedia

La dislessia è una sindrome classificata tra i Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) con il codice F81.0, e la sua principale manifestazione consiste nella difficoltà che hanno i soggetti colpiti a leggere velocemente e correttamente ad alta voce. Tali difficoltà non possono essere ricondotte a insufficienti capacità intellettive, a mancanza di istruzione, a cause esterne o a deficit sensoriali. Dato che leggere è un complesso processo mentale, la dislessia ha svariate espressioni. Questa sindrome sembra strettamente legata alla morfologia stessa del cervello. La dislessia non è una malattia o un problema mentale.
Secondo la definizione più recente, approvata dall'International Dyslexia Association (IDA), "la dislessia è una disabilità dell'apprendimento di origine neurobiologica. Essa è caratterizzata dalla difficoltà a effettuare una lettura accurata e/o fluente e da scarse abilità nella scrittura (ortografia). Queste difficoltà derivano tipicamente da un deficit nella componente fonologica del linguaggio, che è spesso inatteso in rapporto alle altre abilità cognitive e alla garanzia di un'adeguata istruzione scolastica. Conseguenze secondarie possono includere i problemi di comprensione nella lettura e una ridotta pratica nella lettura che può impedire una crescita del vocabolario e della conoscenza generale".
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità classifica la dislessia e gli altri disturbi specifici di apprendimento come disabilità, per cui non è possibile apprendere la lettura, la scrittura o il calcolo aritmetico nei normali tempi e con i normali metodi di insegnamento.
Se questo problema non viene identificato nei primi anni della scuola primaria, tramite la valutazione di un esperto nel campo dei disturbi dell'apprendimento, le conseguenze possono risultare di una certa gravità. Se il bambino dislessico è sottoposto a un metodo d'apprendimento usuale, egli riuscirà solo con un grande dispendio di energia e concentrazione a ottenere risultati che per i suoi compagni e per il suo maestro sono quasi banali. Durante la scuola dell'infanzia è possibile effettuare una valutazione dei prerequisiti per l'abilità di lettura, in modo da poter intervenire precocemente e rafforzare delle competenze eventualmente carenti. Anche se la diagnosi di dislessia può essere fatta solo in classe seconda o terza della scuola primaria, i segnali del disturbo possono essere colti molto prima (quando il bambino affronta l'apprendimento della lettura e della scrittura) ed è opportuno intervenire subito; aspettando, la difficoltà aumenta.
I maschi tendono a esternare di più un problema rispetto alle femmine che cercano di celarlo. I problemi maggiori nascono quando i bambini dislessici non vengono compresi, poiché spesso passano per pigri o addirittura per stupidi. Questo li porta spesso a perdere la propria autostima, a forme di depressione o ansia, a crisi d'identità e molto spesso a rigettare in toto il mondo della scuola, rinunciando in questo modo a molte possibilità che la loro capacità di memoria superiore alla media, invece, consentirebbe.

 

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