Il Burattinaio



di Francesco Tavanti

Burattinaio, perché non potendo aver mosso le fila della propria vita decide di muovere quella degli altri. “Cercasi burattini disperatamente!” Sembra recitare il suo motto subdolo. Per poi continuare con: "Vi prometto una vita migliore!" Ma! Ad una condizione! "Che rimaniate nelle mie corde, vocali e manuali. Direte tutto quello che prima e' uscito dalla mia bocca, farete meticolosamente quello che io ho escogitato per voi. State tranquilli nel mio teatrino, nulla di sconveniente potrà succedervi". Lo conosce a menadito, l'ha costruito lui stesso. E se un burattino per forza di gravità, per una folata di vento o per l’incompostezza di un giovane spettatore; dovesse rompere un “filo”, il burattinaio se ne rammaricherebbe, ricucirebbe la spaccatura per proseguire la sua messa in scena. In fondo lui vive attraverso di loro, attraverso loro fa vivere quel mondo immaginario “non vissuto”, perduto e mai più recuperabile per ragioni anagrafiche.

Quella volta quando si ruppe casualmente quel filo, il burattino si accorse che riusciva, seppur a fatica, a muovere il suo corpo senza che venisse guidato dall’alto. In quell’occasione specifica fu un bambino indisciplinato, ad afferrare e storcere contrastatamente la testa del burattino. Lui tirava da una parte, mentre il filo del burattinaio tirava dall’altra. Ad un certo punto stun!!! La testa, sotto il proprio peso, cadde esanime in avanti. Il burattino con lo sguardo rivolto verso il basso, si accorse che il mondo fin li osservato non c’era più. Non più il pubblico, non più l’orizzonte, non più all’occorrenza il volto del burattinaio. Si accorse che la sua vita era appesa ad un filo; eppure pur essendosi spezzato riusciva ancora ad essere li. Lentamente sentì una forza vertebrale, un filo interno, luminescente, irradiante un’energia sconosciuta. Sentì che i muscoli cervicali fino ad allora inutilizzati potevano sorreggere “l’enorme” peso della testa. Il burattinaio allarmato, cercò di mantenere la calma, sapeva che uno strattone più forte con i fili rimasti, avrebbe potuto rovinare irrimediabilmente il proprio spettacolo. Ma il “filo” vitale iniziò a propagarsi nel resto del corpo, fino all’estremità di ciascun membra. Ed ecco che con uno strattone ruppe prima il filo che tratteneva la mano sinistra poi quella desta ed infine le due gambe. La sensazione di intorbidamento pervadeva quel corpicino fatto di panno e legno. Le gambe flaccide sotto il peso del corpo, si flettevano per poi scattare propulsivamente verso l’alto. Il burattinaio aveva perso completamente il controllo, non poteva essere, eppure tutto era stato preparato meticolosamente, ogni scena era stata arrangiata e provata tante volte. Come poteva continuare a vivere, ora che uno dei suoi protagonisti si era “staccato!?”. Decise allora di continuare a raccontarsi la storia, senza spettatori e con le marionette a lui rimaste. Prima o poi avrebbe ritrovato la figura persa e di nuovo iniziato il suo show. Continua...

 

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