Pomeriggio di fine maggio



di Francesco Tavanti

Luce ed ombra, erba corta verde e lunga secca, salite e discese, angoli acuti ed ottusi, silenzio, schiamazzi e cinguettii. “Geometrie esistenziali”. Come un castello all’apice della collina, anche il mio regno domina il feudo. Al posto di cinte murarie si ergono belle piante secolari; lecci, pini, querce, cipressi ed olmi. A mezzogiorno, quando il sole splende nel punto più alto del ponte, che collega una notte all’altra, il suono delle campane spartisce il mio operare, fra prima e il dopo. Non so spiegare il perché, ma a tratti mi tornano in mente felicità recondite.
E’ come se una certa rifrazione solare, penetrasse nelle stanze che per troppo tempo sono rimaste sigillate. E’ un attimo, che mi riempie di gioia immensa. Torno bambino, per quelle strade, segnate dall’alta vegetazione, durante la quiete pomeridiana. Già la terra riflette quanto ricevuto fino ad allora, e il calore ascendente si incontra su di me, con quello ancora cadente.
Come bolle di sapone, che scoppiano, rilasciando nell’aria l’energia, poco prima necessaria alla tensione superficiale; plof, plink, splash, una dopo l’altra, costringendoti a ridere e sorridere. A godere di quell’attimo e di tutto ciò che contiene. “Allora la felicità esiste” penso frettolosamente “allora è di questo mondo, non è un’invenzione per attirare persone, verso questa o quell’altra cosa”. Ciò che ci serve è tutto dentro di noi, ma è necessaria l’esperienza con il mondo esteriore, per poterlo scoprire e poterne godere. “L’esistenza in questa terra è imprescindibile, per viaggiare in quell’Universo che rappresentiamo, ciò che vediamo fuori è la rappresentazione speculare del macrocosmo interiore.

 

1 commenti:

Lolo ha detto...

Un bellissimo post Fra, complimenti.
E' è proprio così, ciò che vediamo fuori è la rappresentazione di ciò che abbiamo dentro. E la felicità certo che esiste, la tranquillità che è sua figlia, esiste. Il vero problema è saperla trovare o ritrovare, saper togliere quei macigni che ce la nascondono.
Ma più passa il tempo e più sono pesi e facciamo fatica a spostarli...