Il canto d’agosto

di Francesco Tavanti

Steso sonnecchiando, ai margini di una lunga finestra estiva, ascolto la quiete pomeridiana, rotta dal suono delle stoviglie. Come un platonico Canto del Cigno, anche questo pomeriggio con il suo calore e la sua lucentezza, sembra esprimere tutto ciò ancora non detto durante l’estate; ed illudendo il suo proseguimento, presagire l’inverno.
Resistenza estrema di questa stagione e felicità inconfessabile di una natura arsa e impaziente d’affondare la sua bocca nell’oasi autunnale, è un tributo al passato e annunciazione per opposto del futuro. E come una cerimonia finale, proclama senza eseguirlo, la chiusura del sipario.

 

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