ahi ahi ahi ahi come sempre sei la descrizione di un attimo...

di Francesco Tavanti

In piedi e non curante vengo attraversato dal vento novembrino carico di ricordi. Nello zaino ho il kway che immediatamente indosso. Mi chiedo da dove venga e dove andrà. Io sono qui ad aspettarlo freddo, umido, repentino. Entro nel mio rifugio e mi faccio un caffè, mi leggo un trafiletto di un vecchio quotidiano, e guardo fuori l’ondata giallo arancione che si è abbattuta sulle vigne e sul bosco di querce. Mi prodigo alla conquista del poco, lo stretto e indispensabile necessario, per una vita ricca, esagerata che non mi basti proprio mai, come diceva il mio amico Vasco. Canticchio e fischietto intonando il cinguettio di chi tintinnando salta, simulando tra le foglie secche qualcuno ben più grande. Ancora tutti dormono, e i loro pensieri inconsci, lasciano libero lo spazio di chi come me vigila solo soletto. Ho sentito uno sbadiglio, che precede e segue il sonno e la veglia.

 

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