Giorgio Vasari



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Giorgio Vasari (Arezzo, 30 luglio 1511 – Firenze, 27 giugno 1574) è stato un pittore, architetto e storico dell'arte italiano. Fu fortemente influenzato da Michelangelo e da Andrea del Sarto.
La sua formazione artistica fu composita, basata sul primo manierismo, su Michelangelo, su Raffaello e sulla cultura veneta. Come architetto fu la figura chiave delle iniziative promosse da Cosimo I de' Medici, contribuendo, grazie anche alla protezione di Sforza Almeni, a grandi cantieri a Firenze e in Toscana, tra cui spiccano la costruzione degli Uffizi, la ristrutturazione di Palazzo Vecchio e molto altro.
La fama maggiore del Vasari oggi è legata al trattato delle Vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori italiani, da Cimabue insino a' tempi nostri, pubblicato nel 1550 e riedito con aggiunte nel 1568. L'opera, preceduta da un'introduzione di natura tecnica e storico-critica sulle tre arti maggiori (architettura, scultura e pittura) è una vera e propria pietra miliare della storiografia artistica, punto di partenza tutt'oggi imprescindibile per lo studio della vita e delle opere dei più di 160 artisti descritti.
La prima edizione, pubblicata a Firenze dall'editore ducale Lorenzo Torrentino nel 1550 e dedicata al granduca Cosimo I de' Medici, includeva un prezioso trattato sui metodi tecnici impiegati nelle varie arti. Fu in parte riscritto e arricchito nel 1568, con l'aggiunta di xilografie di ritratti degli artisti, taluni ipotetici.
Un proemio introduce ognuna delle tre parti. Descrive vite ed opere degli artisti da Cimabue in poi, sostenendo che solo gli artisti fiorentini hanno fatto rinascere l'arte dal buio del Medioevo, talvolta esponendo idee per partito preso. Si può comunque dire che Vasari con quest'opera è stato l'iniziatore della critica artistica e molti artisti toscani devono la loro celebrità internazionale all'opera di valorizzazione e divulgazione da lui iniziata, molto prima che si cominciassero a studiare altre scuole, seppur altrettanto importanti (come la scuola romana del Duecento, la pittura dell'Italia settentrionale del Quattro e Cinquecento), ma tutt'oggi sconosciute al pubblico non specializzato.
Come primo storico dell'arte italiana iniziò il genere, tuttora in voga, dell'enciclopedia di biografie artistiche. Vasari coniò il termine "Rinascita", sebbene una consapevolezza del fenomeno artistico che stava avvenendo era già nell'aria sin dai tempi di Leon Battista Alberti.

Pittore
Come pittore la sua formazione iniziò ad Arezzo nella bottega di Guglielmo di Marcillat, pittore di vetrate francese di buon talento, in seguito, grazie al cardinale Silvio Passerini, forse intorno al 1524, si trasferì giovanissimo a Firenze, dove ebbe modo di frequentare Michelangelo e in seguito Andrea del Sarto e Baccio Bandinelli, che gli fornirono strumenti essenziali, quali la perizia disegnativa e la capacità di composizione prospettica. L’esperienze si arricchirono per il giovane artista, frequentando il Rosso Fiorentino ad Arezzo e a Firenze con Francesco Salviati, con il quale creò un sodalizio artistico e col quale fu a Roma nel 1531-1536 per studiare le antichità e le opere di Raffaello e Michelangelo. L'incontro con il Rosso fu fecondo di nuove esperienze pittoriche soprattutto nel colorismo drammatico e nella capacità di composizione che si rivelano nel Cristo portato al Sepolcro del 1532, oggi nella Collezione di Casa Vasari, che dipende dalla Deposizione del Rosso (1528) a S. Sepolcro. Così ebbe importanza la capacità disegnativa nel fare le figure del Bandinelli e del Salviati. Seppure di qualche capacità inventiva e di grande erudizione, la sua pittura non è particolarmente originale o di eccelsa qualità: denota prestezza nel fare (gli venne rimproverata anche da Michelangelo negli affreschi della Sala dei Cento Giorni alla Cancelleria, terminata nel 46), tendenza alla ripetizione di figure, gesti, posizioni, carattere scenografico nelle architetture, complicazione di significati, tendenza più alla narrazione che all'espressione, ma senza particolare pathos o inventiva. Può essere considerato fra i maggiori manieristi tosco-romani e in questo ebbe particolare influenza a Venezia, dove si recò nel 1541 per realizzare l'allestimento teatrale della Talanta di Pietro Aretino. In questa attività di scenografo e architetto teatrale operò intensamente a Firenze dal 1536 al 1565; un'esperienza particolarmente importante che ha tracce nella sua pittura (ad esempio a Roma nella Sala dei Cento Giorni del 1542-46 e nella Sala Regia in Vaticano nel 1572), ma anche in quella dei suoi collaboratori, come Livio Agresti.
Fra le sue opere di maggior pregio su tavola va considerata la Cena di S. Gregorio del 1540 nella Pinacoteca Nazionale di Bologna per il Refettorio di S. Michele in Bosco della città. Caratteristica del suo essere artista è il fare cortigiano e imprenditoriale che lo portò ad avere grandi commissioni a Firenze, Roma, Napoli, Bologna, Venezia. Fra i suoi collaboratori, molto attivo e di un qualche talento fu Cristofano Gherardi.

Architetto
GLI UFFIZI: Come in una strada monumentale colonnata di città ellenistica (stoà), la singolare ed aulica piazza oblunga è definita da due corpi di fabbrica paralleli porticati e da uno più piccolo ortogonale in testata, aperto verso l'Arno da un portale a serliana, composto da un arco a tutto sesto affiancato simmetricamente da aperture architravate. L'edificio è costruito in pietra di fossato (una roccia, che si estraeva presso Firenze, di maggiore consistenza rispetto alla pietra serena), intonacato nelle parti non in aggetto. Composto da un piano terreno porticato, da un finto mezzanino e da due piani superiori: quello superiore era un loggiato chiuso successivamente.
L'edificio è modulare, con i blocchi divisi da paraste racchiudenti lo spazio tra tre aperture. Costruito per esigenze amministrative, era anche una parte di un passaggio sopraelevato, detto corridoio Vasariano, che collegava Palazzo Vecchio con Palazzo Pitti, come via di fuga per la famiglia de' Medici.
All'interno dell'edificio si trovavano le 13 Magistrature del Granducato di Toscana (i ministeri), da cui il nome Uffizi. Inoltre vi era un teatro, ad uso della famiglia granducale, poi smantellato per essere utilizzato a fine Settecento come spazio espositivo e archivio.

Artista dell'effimero
Al pari di non pochi artisti della sua epoca, anche Vasari si occupò attivamente di spettacolo, un'attività molto gradita dal pubblico e piuttosto redditizia, che faceva parte delle comuni commissioni di bottega e che Vasari apprese in quelle di Guglielmo di Marcillat ad Arezzo e di Andrea del Sarto a Firenze. Il suo esordio nel campo dell'effimero è precocissimo: a soli 19 anni, a Bologna, nel 1530, in occasione dell'incoronazione di Carlo V, partecipa alla decorazione di un grande arco trionfale progettato da Amico Aspertini.
Nel 1536, a Firenze, protetto da Ottaviano de' Medici e ben voluto dal duca, dirige vari apparati urbani in occasione del matrimonio fra Alessandro de' Medici e la figlia di Carlo V. Nel 1541 è chiamato a Venezia dal suo compatriota Pietro Aretino per l'allestimento dell'apparato della Talanta, la commedia scritta dallo scrittore per la Compagnia della Calza dei Sempiterni, che la recitarono in un salone della Ca' Gonnella in Cannaregio nel carnevale del 1542. La scenografia allegorica totale, espressa nel linguaggio figurativo manierista tosco-romano, se non ebbe particolari effetti sul tradizionale allestimento festivo veneziano pur suscitando grande ammirazione, fornì suggestioni figurative ai giovani Tintoretto, Paolo Veronese e Paris Bordone.
Ma è solo nel 1565 quando a Firenze, seguendo le indicazioni dell'intellettuale mediceo Raffaello Borghini,che Vasari diventa il regista di una serie di grandi eventi spettacolari in occasione dei festeggiamenti per il matrimonio fra Francesco I de' Medici e Giovanna d'Austria. In questa occasione, riprendendo l'esperienza veneziana, suggestioni vitruviane e scenografico-prospettiche oramai mature, realizza un grande allestimento nel Salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, costituendo il primo prototipo di teatro da sala che verrà poi perfezionato nel Teatro Mediceo degli Uffizi, dal suo allievo Bernardo Buontalenti, al quale lascerà in eredità il suo immenso sapere di grande artista dello spettacolo.

 

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