Oltre il muro della pazzia

di Elena Sanarelli

In occasione della giornata della salute mentale, sono stata chiamata  a dare testimonianza di un esperienza che abbiamo fatto in azienda, dove abbiamo accolto una signora "malata mentale" per un reinserimento lavorativo secondo un progetto della regione "vivere insieme".

Quando ho aderito a questo progetto, non ci ho pensato più di tanto, proprio qualche giorno prima mi sono trovata a percorrere, per caso, le stradine del Pionta (sede dell'ex manicomio aretino) attratta dal richiamo delle voci del passato, voci di persone maledette e perdute, rifiutate dalla stessa famiglia, persone da nascondere e dimenticare, erano chiamati "pazzi", forse la maggior parte erano solo depressi o affetti da manie di vario tipo, forse molti di loro si erano liberati dell'angoscia che li tormentava gridando  al mondo la loro solitudine e la profonda insoddisfazione.
Da bambina la mia casa confinava con il manicomio, un muro divideva l'orto con i campi dei "matti", ancora posso sentire i colpi di zappa e i canti che accompagnavano il loro lavoro.
Li per 45 anni è stata rinchiusa la zia Elide, sorella di mia nonna, andata di fuori a 30 anni dopo il quarto parto, ed è uscita liberata solo dalla morte.
Ritorniamo al progetto "vivere insieme", un giorno finalmente è arrivata lei, una donna di mezza età, occhi chiari e per niente timorosi, sorriso dolce, si è messa a lavorare come se quello fosse il suo posto da sempre, nessuno le ha chiesto del suo passato e cosa può essere successo nella sua mente, il percorso è quasi finito ma resterà ancora con noi con un altro tipo di contratto, perchè ha delle capacità che servono all'azienda.

Ecco, mi sono chiesta, la mente è pazza o libera?  Sicuramente l'una e l'altra.
La mente può tutto, può percorrere sentieri sconosciuti e pericolosi, può addentrarsi nelle viscere dell'esistenza, può crearsi un mondo alternativo, può fuggire quando vuole e dove vuole, la mente può desiderare, la mente è veramente libera, grazie a DIO.

La "follia" è quando permettiamo agli altri di vedere un pò di questo mondo, quando la mente vuole scappare e rompere gli argini, quando la mente si mostra nuda, gli altri non ci riconoscono, ci vedono "diversi", scappano perché fa troppo male vedersi allo specchio...ed ecco, che subentra la  solitudine a farti compagnia nell'angoscia della tua esistenza.

Alla tavola rotonda ho visto genitori malinconici preoccupati per il futuro dei figli "malati", ho sentito l'impegno degli operatori sociali ma ho anche sentito le solite frasi dei politici, si potrebbe fare di più se solo ci fossero i finanziamenti, tanti progetti ma poca realtá, loro si sentono a posto.

Quello che vuole questa gente è molto più semplice, è la dignità, la dignità di essere guardati come persone e non come malati, la dignitá di un lavoro normale anche se adatto a loro tra gente comune, la dignità di far parte della società attiva. Solo cosi potremo salvarci tutti.

 

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