Eros e Thanatos. Freud



1920 Il pensiero di Freud muta radicalmente. Infatti alla concezione della vita pulsionale regolata dall'antagonismo tra principio di piacere e principio di autoconservazione, egli ne sviluppa una nuova basata sul “dualismo” tra pulsione di vita (Eros) e pulsione di morte (Thanatos) (Principio di costanza).
La meta delle pulsioni erotiche (o di vita), è la coesione e lo sviluppo dell'individuo, cioè la "tendenza a conservare la sostanza vivente e a legarla in unità sempre più vaste".
La meta della pulsione di morte è l'autodistruzione, la dissoluzione dell'unità dell'organismo, il ritorno allo stato primordiale inorganico.
In questo periodo Freud si dedica alla pulsione sessuale e alla sua conflittualità con l'Io, agente e serbatoio della pulsione autoconservativa. Ora per lui la causa del sintomo è il conflitto pulsionale.

La pulsione, dice Freud, può mutarsi nel suo contrario, ad esempio l'amore in odio, il piacere di guardare in esibizionismo. Oltre a trasformarsi nel contrario, la pulsione è anche in grado di volgersi contro la propria persona, come, ad esempio, nel masochismo che è un sadismo diretto contro il proprio corpo.

Freud pensa ancora che tutto sia regolato dalla pulsione sessuale, anche certe attività umane apparentemente senza rapporto con la sessualità, ma che avrebbero la loro molla nella forza della pulsione sessuale. Stiamo parlando del meccanismo noto come sublimazione. La pulsione è detta sublimata nella misura in cui essa è deviata verso una nuova meta non sessuale e tende verso oggetti socialmente valorizzati. Il processo è automatico e inconscio e permette un'adeguata scarica, (attraverso comportamenti socialmente ammessi), di quelle pulsioni istintuali (sessuali e aggressive) altrimenti minacciose per il soggetto.

In Disagio della civiltà, pur riconoscendo l'influsso nocivo e patogeno della morale sulla vita pulsionale, individua, d'altro canto nella repressione delle pulsioni e nei periodi di latenza che connettono lo sviluppo infantile alla pubertà una premessa della civiltà (sviluppo dell’Io).

Pur considerando patogena la repressione delle pulsioni, Freud si convince che senza tale repressione non vi sarebbe la sublimazione delle pulsioni, e quindi, non vi sarebbe civiltà. In altri termini Freud individua la forza creatrice di civiltà nella repressione e deviazione delle pulsioni istintuali.
Masochismo Primario.

L'istinto di morte, dice Freud, non è direttamente osservabile. Egli lo individua nella “coazione a ripetere”, nel sadismo e nel masochismo che ora definisce primario. Un masochismo che non nasce più dalla paura della punizione per i propri impulsi sadici ma che diviene bisogno di punizione.
La sofferenza e la nevrosi non derivano più dal conflitto tra la pulsione sessuale e la sua repressione, favorita da una società moralistica e repressiva, ma da un bisogno innato di soffrire, un bisogno la cui soddisfazione è considerata ora fonte di piacere.
Lo stesso inconscio bisogno era, secondo Freud, alla base della resistenza a guarire dei nevrotici.
La coazione a ripetere

Per coazione a ripetere si intende un fenemeno in cui un individuo continua a ripetere azioni penose e spiacevoli a proprio danno. Era così arrivato alla conclusione che tali meccanismi non rappresentavano una forma di appagamento di un desiderio rimosso, ma piuttosto una proprietà generale delle pulsioni definibile come conservatrice-regressiva, cioè una tendenza a ripristinare uno stato precedente.

Nel testo del '20 Freud sostiene che “nella vita psichica esiste davvero una “coazione a ripetere” la quale si afferma anche a prescindere dal principio di piacere”. Sulla falsariga del motto errare humanum est, perseverare autem diabolicum, essa viene definita per quattro volte «demoniaca».
Freud: "le manifestazioni della coazione a ripetere...rivelano un alto grado di pulsionalità e, quando sono in contrasto con il principio del piacere possono far pensare alla presenza di una forza demoniaca"
Freud rileva questa “coazione a ripetere” anche nelle circostanze più ordinarie e naturali, persino nel gioco dei bambini come quello con il rocchetto usato dal suo piccolo nipote di diciotto mesi. Il bimbo, lanciando il rocchetto lontano da sé, simboleggia la perdita della madre e, ritraendo il rocchetto a sé, rappresenta il ritorno della madre. Imparerebbe così a padroneggiare l'assenza materna attraverso un duplice movimento, che è sempre seguito dalla vocalizzazione di un "oooo..." (ted. fort, «via!»), quando il rocchetto è lontano, e da un "aaaaaaa..." (ted. da, «Eccolo!»), quando il rocchetto è di nuovo vicino.
Se in questa pulsione ravvisiamo l'autodistruttività della nostra ipotesi, dobbiamo concepire questa distruttività come espressione di una pulsione di morte che non può mancare in alcun processo vitale... Dall'azione congiunta e opposta di entrambi (l'impulso di vita e quello di morte) scaturiscono i fenomeni della vita, ai quali mette fine la morte."
Dopo l'esposizione d'una serie di ipotesi (in particolare l'idea che ogni individuo ripete le esperienze traumatiche per riprendere il controllo e limitarne l'effetto dopo il fatto), Freud considera l'esistenza di un essenziale desiderio o pulsione di morte, riferendosi al bisogno intrinseco di morire che ha ogni essere vivente. Gli organismi, secondo quest'idea, tendono a tornare a uno stato preorganico, inanimato – ma vogliono farlo in un modo personale, intimo.
Freud: "Ammesso che una volta, in tempi immemorabili e in modo che non si può rappresentare, la vita abbia avuto origine da materia inanimata, allora stando al nostro presupposto, deve essere sorta una pulsione che vuole abolire la vita, ripristinare lo stato inorganico.

Principio di costanza

La concezione della pulsione di morte trova un solido supporto teorico anche nel "principio di costanza" che Freud aveva teorizzato molti anni prima. Esso è un principio regolativo dell'apparato psichico che tende a mantenere il livello energetico dell'organismo il più basso possibile. Infatti anche il principio del piacere è generato da un bisogno di diminuire una tensione interna (dispiacere).

Implicazioni

Uno psicoanalista con competenze pure di antropologia filosofica come Sciacchitano sostiene che «la vera psicoanalisi fu il frutto tardivo dell'attività teoretica di Freud. Bisogna aspettare la svolta degli anni Venti, con l'invenzione della “pulsione di morte”, per parlare di vera e propria psicoanalisi. [Essa] comincia con la rinuncia alle pretese e alle finalità mediche della psicoterapia. [...] Il nuovo modello freudiano [...] individuava nello psichico un nucleo patogeno fisso, qualcosa che non si scarica mai, ma continua a ripetersi identicamente a se stesso e insensatamente, cioè fuori da ogni intenzionalità soggettivistica e contro ogni teleologia vitalistica. Ce n'era abbastanza per far crollare ogni illusione terapeutica. Parecchi allievi a questo punto abbandonarono il maestro che toglieva avvenire, come si dice terreno sotto i piedi, alle loro illusioni umanitarie».

Conclusioni

In definitiva, “sembrerebbe proprio che il principio di piacere si ponga al servizio delle pulsioni di morte [...]”.

Dal 1920 sino al 1939, anno della sua morte, Freud non cambierà più idea. Ciò significa che il fondatore della psicoanalisi asserirà la sostanziale incurabilità del disagio psichico per lo stesso arco di tempo, un ventennio, in cui egli precedentemente aveva affermato l'esatto contrario.

 

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