Hallelujah. Jeff Buckley



di Lolo

Gennaio 1977, mio quinto compleanno e pochi giorni dopo sarebbe nato mio fratello. La nonna Silvia decise di iniziare a regalarci per ogni compleanno, oltre all'oggetto che ci piaceva, anche un buono fruttifero delle Poste. Questa tradizione è andata avanti fino a quando non ci ha lasciato. Ero ancora molto giovane quando è successo.
Quando io e mio fratello eravamo piccoli la mamma lavorava fino alle cinque e mezza del pomeriggio e il babbo fino a più tardi, quindi non potendo rimanere soli passavamo i pomeriggi dopo scuola io dalla nonna Silvia, mio fratello dalla nonna Ferida e dal nonno Nanni.
I ricordi di quei pomeriggi ancora oggi affiorano con grande nostalgia. La spensieratezza, la tranquillità, gli amici, le giornate lunghe, le merende con pane vino e zucchero, il sapore del latte fresco del lattaio che quando lo bollivi faceva mezzo centimetro di panna, le sgridate per fare i compiti, fatti in fretta per uscire nuovamente a giocare. I dopocena (qualche volta rimanevo lì a dormire) tiepidi d'estate, la capanna sull'albero, le prime scoperte sul mondo dell'altro sesso...
Ero da poco maggiorenne quando tutto questo è finito anche se comunque gli anni a venire sono stati felici e belli. Ma quell'età, quel periodo stupendo se ne era andato per sempre lasciando dietro di se ricordi forti, bellissimi e quella dolce malinconia.
Sta di fatto che poco tempo fa scadeva il termine per la riscossione del primo dei buoni fruttiferi che la nonna mi aveva regalato. Sono quindi andato all'ufficio postale di emissione con questo foglio grande, bello, scritto in parte a mano (la poesia della calligrafia incerta...), di carta ormai vissuta. Quando il display ha indicato il mio numerino attirando l'attenzione con il suono inconfondibile ormai caratteristico delle file moderne degli uffici postali, con la stessa nonchalance con la quale si paga un bollettino Enel, ho presentato al cassiere il mio "tappeto" di carta ed il mio documento. Dopo alcune digitazioni sulla tastiera del computer e dopo aver passato il mio buono sotto gli aghi della stampante, ha preso in mano quanto mi spettava in Euro, ha contato per se fogli e spiccioli ed ha poi allungato le mani verso di me ricontandomeli nuovamente a voce alta. E' stato proprio in quel momento che è avvenuta la magia, una cosa impensabile: tanti anni dopo la scomparsa di mia nonna, quando ormai anche il ricordo del suo volto appare un po' sfocato, quando tante cose vissute, la cattiveria degli esseri umani, ti hanno portato lontano dai tempi della spensieratezza e della tranquillità, mi sono ritrovato catapultato alla mia infanzia. E non è stato un ricordo, è stata una cosa reale, mia nonna mi stava dando la paghetta, i suoi soldi. Erano suoi, li stavo toccando, li potevo usare. E' difficile da spiegare, ma era proprio una cosa sua, un atto materiale che stava facendo lei in quel momento per me. L'ho sentita nuovamente vicina, vera, viva. Ho risentito in bocca il sapore il sapore del pane bagnato dal vino ed addolcito dallo zucchero, sono stato pervaso dalla tranquillità.
Ero sereno come mai ero più stato.

 

2 commenti:

Maria Chiara ha detto...

Grazie per aver condiviso con noi il ricordo di tua nonna. Mi hai emozionato. Per un attimo ho come avuto l'impressione di conoscerla e percepire tutto l'affetto e il calore che solo una persona cara può trasmettere.

Maria Chiara

Lolo ha detto...

Grazie Maria Chiara, mi fa piacere che ti sia piaciuto, ma sopratutto mi fa piacere che tu abbia colto il senso di ciò che volevo esprimere.
E colgo l'occasione per ringraziare anche Francesco che mi ha mandato un sms bellissimo, davvero toccante.