Acqua aria

È molto che non scrivo in questo blog. I video musicali hanno per semplicità preso il posto a pensieri personali ed estemporanei. Questa sera prosopopeica è la pioggia, che bagna il suolo e mi sussurra che l'aridità è ormai finita. Nelle colline, come soldati, paralizzati dal gelo, sono molti gli alberi secchi nel tipico rigor mortis marrone. Là, folgorati dalla siccità senza tregua. Percossi dai venti caldi. Le cui radici ben presto si sono dovute arrendere alla mancanza d'acqua. Ed ecco che stasera è tornata incessante con indifferenza. "Mi sono assentata per qualche mese" sembra dire, giustificandosi, in una notte bellissima. Come se fosse sostituibile con qualcos'altro. E allora io la odio, come un bambino tiene il broncio alla mamma che lo ha tradito distogliendogli la sua attenzione. In fondo la amo, non riesco a detestarla. Perché: cipressi, pini, quercie e lecci si sono dovuti sacrificare! Perché oggi in una notte autunnale, come da tempo non se ne vedevano, dobbiamo essere più soli. Perché solo alcuni nei tipici viali, si sono esautorati. Perché solo alcune nelle siepi sono perite. Eppure le loro radici nell'oscurità si sono trovate, scontrate, sovrapposte, attorcigliate. Si può credere ad una coscienza vegetale collettiva, in cui il "Consiglio d'Emergenza" decreti la vita di alcuni e la morte di altri? Se davvero l'asse della terra si è spostato e con esso le stagioni tutte in avanti, se davvero è così, cosa ne sarà del nostro immenso patrimonio botanico? "Bacini" artificiali, come quelli spontanei e naturali, saranno necessari e sufficienti a colmare d'affetto il popolo del Regno vegetale? Io vago, disteso sul divano, sotto la pioggia fitta. Ascolto il cadere monotonale, mai noioso, frusciante contro l'aria. Quei 2 idrogeni schierati, frapposti, fra gli ingombranti ossigeni.

Francesco

 

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