Sincronicità di Jung



Da Wikipedia.

La sincronicità è un termine introdotto da Carl Jung nel 1950 per descrivere una connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente comunanza di significato. La sincronicità è relativa quindi alle "coincidenze significative".

L'ipotesi del principio di sincronicità

Fenomeni di "coincidenze significative" avevano da sempre affascinato Jung. Già nel 1916, a pochi anni di distanza dalla sua defezione dal gruppo degli psicoanalisti fedeli al metodo scientifico-oggettivante e a Sigmund Freud, scriveva dell'opportunità di affiancare al principio di causalità quello finalistico:
« La causalità è solo un principio, e la psicologia non può venir esaurita soltanto con metodi causali, perché lo spirito (la psiche) vive ugualmente di fini. »
Jung distingue la sincronicità vera e propria dal mero "sincronismo" degli eventi che accadono simultaneamente, ma senza alcuna connessione di significato.
La vita di tutti i giorni ci propone spesso il tipo comune di sincronicità. Per esempio: pensiamo ad un amico, e lui improvvisamente ci telefona. Tuttavia accanto a queste alcuni credono anche che possano esistere le sincronicità precognitive e chiaroveggenti.

Una prima teorizzazione: il tempo qualitativo

Per tentare di spiegare questi fenomeni di sincronicità, Jung dapprima elaborò il concetto di "tempo qualitativo". Il tempo qualitativo sembrava "spiegare" perché l'astrologia e altre forme di divinazione funzionavano. Jung tuttavia gradualmente abbandonò l'idea del tempo qualitativo.

Fisica e psicoanalisi

Jung non era nuovo alla tesi di un parallelismo tra scienza fisica e psicoanalisi: già nel 1928 in "Energetica psichica" aveva immaginato una stretta contiguità tra la nozione di energia nell'uno e nell'altro ramo del sapere. Le ricerche che Jung, al proposito, condusse negli anni a venire, rafforzarono in lui e non smentirono questo suo postulato.
Negli anni trenta Jung incontra Wolfgang Pauli, un fisico austriaco premio Nobel nel 1945. Pauli è reduce dal fallimento del matrimonio e trasferitosi in Svizzera cerca un aiuto terapeutico. La terapia non avrà grande successo e Pauli l'abbandona ma i due si stimano ed iniziano una amicizia scientifica.
L'incontro tra Jung e Pauli generò il "quarto escluso" dalla triade della fisica classica:

1. tempo,
2. spazio e
3. causalità;

a questo quarto escluso è stato dato il nome di

• sincronicità.

In analogia alla causalità che agisce in direzione della progressione del tempo e mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso spazio in tempi diversi, viene ipotizzata l'esistenza di un principio che mette in connessione due fenomeni che accadono nello stesso tempo ma in spazi diversi.
Nel 1952 Jung e Pauli pubblicarono due saggi nel un volume Naturerklärung und Psyche: il saggio di Pauli applicava il concetto di archetipo alla costruzione delle teorie scientifiche di Keplero; il saggio di Jung era intitolato "Sincronicità come principio di nessi acausali", dove per la prima volta lo psicologo definisce la parola. Per sue stesse parole, si era limitato per venti anni fino allora ad accennarne solamente il concetto, perché riteneva di essere scientificamente impreparato. Nel saggio si tenta una analisi statistica di eventi acausali ma senza grande successo. Lo stesso Jung è imbarazzato verso la comunità scientifica dell'indefinitezza del suo studio, ma tuttavia si sente pressato e giustificato dalle proprie esperienze personali che per lui sono da considerare evidenze empiriche, fenomenologie su cui lavorare con metodo scientifico. Nella prefazione del saggio dice:
« [la sincronicità è ] ... un tentativo di porre i termini del problema in modo che, se non tutti, almeno molti dei suoi aspetti e rapporti diventino visibili e, almeno spero, si apra una strada verso una regione ancora oscura, ma di grande importanza per quanto riguarda la nostra concezione del mondo. »

Critiche

Nel 1950, quando per la prima volta, ebbe il coraggio di definire un concetto sul quale da anni rifletteva, Jung aveva 75 anni, era il caposcuola della corrente di psicologia analitica, aveva ricevuto riconoscimenti ed onori in tutto il mondo. Aveva comunque affrontato numerose critiche relativamente alle sue pubblicazioni:
« Jung accettò fraintendimenti e critiche dei suoi pensieri. Incrollabile andò per la sua strada. Se soffriva per l'incomprensione dei suoi contemporanei non era solo per il bisogno di risonanza positiva che ha il ricercatore, ma perché si preoccupava degli uomini, esposti agli incombenti pericoli del tempo. »
Aveva anche affrontato momenti e critiche estremamente dure, il dissidio con Freud innanzi tutto, e poi l'accusa di vicinanza al regime nazista. Questo è il contesto in cui vanno inquadrate le critiche al concetto di sincronicità.
Il principio di sincronicità è visto più comunemente come pseudoscientifico, tale è stato sicuramente utilizzato da altri dopo Jung, come se fosse un principio stabilito e provato.
Una obiezione più attinente è sul fatto che le coincidenze significative non sono ben definite in modo da poter mettere alla prova, fare esperimenti, e verificare i risultati. Fino a che non si supera questo ostacolo il concetto è destinato a non entrare nella scienza moderna.

 

0 commenti: