L'arrivo a casa. da: "Graissessac"

di Francesco Tavanti

Una volta spento il rumore del motore e dello stereo, la musica del gruppo svedese, continuava a risuonare nelle mie orecchie e ad accompagnare i miei sogni. Rimaneva nell’anima, affossandosi lentamente fino ad essere riascoltata per altre innumerevoli volte nei giorni successivi durante le gite quotidiane. Mio nonno prendeva le chiavi dal cassettino laterale della portiera, poi scendeva e si sgranchiva le gambe. Qualche volta non facevamo in tempo ad arrivare che qualcuno si era già fermato a parlare, accogliendoci con sincero affetto. Si dirigeva verso la porta, verso il coperchio del cofanetto, che fra poco avrebbe iniziato a suonare come un Carillon, e infilati gli accessi nella toppa, faceva girare il chiavistello. Uno, due, tre giri amplificati dalle stanze infinite. Poi l’anta di destra si apriva verso l’interno, e un vento d’aria fresca mi soffiava nel corpo accaldato. Entravo, il corridoio centrale era avvolto nella penombra. Un odore di chiuso, di polvere e di umido riempivano le mie papille olfattive, anche loro avare nel non perdere niente, a raccogliere ciascuna emissione anche la più impercettibile. La casa ci stava aspettando, desiderava che spalancassimo le finestre, voleva riaprire gli occhi allargare i polmoni, disintossicandosi della solitudine accumulata nei lunghi mesi invernali. Dovevamo togliere i lenzuoli dai mobili, tagliare l’erba del giardino, caricare l’orologio a pendolo. Voleva sentire i nostri schiamazzi, l’odore del cibo, lo sciacquone scendere. Rivedere gli amici dei miei nonni, che in processione uno dopo l’altro, sarebbero venuti a trovarci.
Io ero nuovo, lei era vecchia. (Successivamente quando ci tornai per l’ultima volta, mi accorsi che io ero cambiato, ero diventato adulto, mentre lei era come allora. Ecco che ripensai a quei momenti in cui con l’innocenza e la spavalderia di un infante entravo credendo che tutto mi fosse dovuto, e che tutti aspettandomi, mi girassero intorno). Lei aveva molte cose da raccontare e da far scoprire, io molte cose da imparare e avventure da intraprendere.

 

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